Recensione: "Cronache della mia fame" di Claire Kohda
Buongiorno lettori, oggi vorrei parlarvi un romanzo con temi "fantastici" in chiave moderna, il famosissimo Woman, eating che ha spopolato in America e che narra la vicende di una ragazza vampiro ai giorni nostri.
Titolo: Cronache della mia fameRECENSIONE CRONACHE DELLA MIA FAME DI CLAIRE KOHDA
"Le cronache della mia fame", tradotto dall'inglese più autoesplicativo "Woman, Eating" è il romanzo d'esordio di Claire Kohda, e dovrebbe dare uno sguardo moderno, quasi da millenial, sul vampirismo (tema vecchio come il mondo) dove per una volta esso non è protagonista di un libro horror fantastico o di siparietti fantasy romance, ma di un romanzo breve ambientato ai giorni nostri, in un lato di Londra artistico, e la protagonista è Lydia, un vampiro affamato in una società dove i vampiri, in linea teorica, esistono solo in Twilight.
La difficoltà della vita di Lydia, attorno al quale si basa tutto il romanzo, è la ricerca di cibo, di sangue: su questa forsennata ricerca, una lotta contro una morte lenta da parte di una creatura immortale, e sul rapporto di Lydia col cibo umano, si basa tutto il romanzo, che sostanzialmente non ha una trama, ma è guidato solo dalle vibes dei personaggi, dai monologhi interiori di Lydia, e qualche avventura la cui funzione al romanzo non è ben identificata: il lavoro di Lydia in una galleria d'arte eccentrica e le visite alla madre in un ospizio.
Ho trovato interessante la crisi esistenziale e molto umana di Lydia, che si è separata dalla madre e si è trasferita a Londra in uno squallido studio senza finestre: passa le giornate sdraiata sul pavimento del suo monolocale alla ricerca del senso della vita in video mukbang asiatici (quei video dove le persone si filmano mentre mangiano), immaginando sapori che non ha mai avuto modo di provare, mentre si nutre di sangue di maiale liofilizzato. Non voglio dire che i millenial sono tutti così, ma è un ritratto metaforico di uno smarrimento generazionale molto interessante, e per certi versi, veritiero nella sue piccole dipendenze.
La cosa che non ha funzionato nel romanzo sono i personaggi secondari, che sono solo dei nomi senza personalità, se non forse per la figura di Ben, il ragazzo che le mostra l'appartamento: le interazioni sono banali, assurde, senza senso logico e senza capo né coda. Praticamente a nessuna di essa viene data una conclusione degna, non che ci debba essere per forza in poco più di 200 pagine, però per certi versi mi cade completamente la giustificazione della presenza del personaggio all'interno del romanzo, se questi non mi lascia niente a livello narrativo. Questo, assieme a capitoli molto lunghi e digressioni su quello che sta attorno a Lydia, invece che su Lydia stessa, mi ha portato a trovare il romanzo dimenticabile non per il tema (di cui capisco perfettamente l'intenzione) ma per il messaggio, che tutt'ora non colgo.
⭐⭐
Commenti
Posta un commento
Scrivi pure il tuo parere. Risponderemo appena possibile! Se non vedi subito il tuo commento è perché si trova in attesa di moderazione; lo vedrai solo una volta che sarà approvato (approvo TUTTI i commenti tranne lo spam; inoltre facendo così riusciamo a rispondere anche quando commenti un articolo scritto anni fa).